L’ Atalanta di Gasperini torna in campo. Questa volta però non sarà per affrontare una big d’Europa, bensì, per incrociare il Crotone del neo tecnico Serse Cosmi, nella gara valevole per il venticinquesimo turno di campionato (dopo la partita i tifosi potranno discutere con i giornalisti attraverso la app Clubhouse, cliccando il link https://www.joinclubhouse.com/event/xlBWaGdj) . La formazione calabrese occupa l’ultima posizione della classifica di Serie A con soli 12 punti, frutto di 3 vittorie, 3 pareggi e ben 18 sconfitte. La squadra fino a domenica allenata da Stroppa è in striscia negativa da 6 giornate. L’ultima vittoria in campionato risale al 17 gennaio (Crotone-Benevento 4-1). Da allora, i rossoblù hanno incassato 14 reti (2.3 di media a partita), e ne hanno segnate solo 2 (1 gol di media ogni 3 gare). Uno sguardo più a lungo termine ai dati del Crotone ci mostra una squadra in grado di raccogliere di più (23 reti), rispetto a quanto seminato (20.32 xG). I rossoblù sono comunque il secondo peggior attacco di Serie A (solo il Parma ha fatto peggio). Ancor più complicata la situazione per quanto riguarda le reti incassate, che sono state fin qui ben 57 (peggior difesa di A), a fronte di 47.71 xG concessi. Il modulo di riferimento per il tecnico di Mulazzano è stato il 3-5-2 (utilizzato per 1742 minuti). Utilizzati in modo meno frequente sono stati anche il 3-4-1-2 (217 minuti), il 5-3-2 (190 minuti) ed il 3-4-2-1 (93 minuti). Stroppa non ha mai utilizzato una linea difensiva a quattro. Il Crotone di Cosmi potrebbe assomigliare nel modo di schierarsi in campo a quello del suo predecessore. E’ infatti il 3-5-2 il modulo più utilizzato in carriera anche dal tecnico di Perugia. Prima di passare ad analizzare alcuni filmati, cerchiamo di riassumere di seguito le caratteristiche principali della squadra calabrese per quanto sin qui fatto. Ovviamente sotto la guida del nuovo tecnico, la squadra rossoblù potrebbe cambiare pelle, ma è molto improbabile che riesca a farlo da subito. Con così poco tempo a disposizione, il tecnico perugino potrebbe aver lavorato più sull’aspetto mentale che su quello tattico.