I l secondo stop stagionale del campionato di Serie A per gli impegni delle nazionali, impone delle riflessioni su quanto fatto dai nerazzurri in queste prime otto giornate. Lo score dell’Atalanta non è di certo tra quelli migliori se si vuole puntare in alto, e recita così: quattro partite vinte, una pareggiata e tre perse. Sesta posizione in classifica (che al momento varrebbe i preliminari alla Conference League della prossima stagione) con tredici punti. Uno in più del Monza, e uno in meno del Napoli, con la Fiorentina, la squadra che nelle ultime due stagioni ha sempre duellato con i nerazzurri per un posto in Europa, già a più quattro. Ovviamente, con ancora trenta partite da giocare nulla è ancora deciso. Da quando sono stati introdotti i tre punti, basta un piccolo “filotto” di gare vinte per sconvolgere la classifica. Ma è anche vero che le imprese definite “impossibili” sono più facili da realizzare sulla coda della classifica, dove le squadre hanno sicuramente più problemi e corrono meno, anziché nelle posizioni di vertice. Quando si punta in alto, è bene non concedere mai troppo vantaggio alle altre, ed è per questo che l’avvio dell’Atalanta se non deve allarmare più di tanto, non deve però di certo esser preso sotto gamba. Questa prima parte del campionato ci ha detto che i nerazzurri rispetto alle passate stagioni faticano di più in trasferta, dove hanno già perso tre volte, e non sempre contro avversarie di rango (leggi Frosinone). In molti credono che questo sia dovuto ad una difesa meno solida rispetto al passato, e puntano il dito contro il mancato arrivo di un “difensore forte e veloce”, che l’Atalanta ha inseguito per tutta l’estate. Una parte minoritaria rispetto alla prima, crede che questo sia dovuto ad un attacco decisamente meno prolifico se paragonato alle stagioni migliori, e che ha sofferto in queste prime otto gare dei problemi capitati a Scamacca e all’assenza forzata di Tourè. Tutte considerazioni in apparenza valide, ma che meritano un approfondimento perché spesso quello che in apparenza ci pare ovvio e semplice, nasconde spiegazioni un po’ più complesse.