Atalanta, dai dati di Cagliari una lezione utile per il futuro: le grandi squadre sanno come gestire i finali di partita

scheda. L’approfondimento di Gianluca Besana

Lettura 4 min.

L ’Atalanta, seppur a seguito di una prestazione meno convincente rispetto a quella di qualche giorno prima in Champions contro il Real Madrid, ha sbancato la Unipol Domus Arena di Cagliari, e dopo 16 giornate è ancora la capolista solitaria di A. La vittoria contro i rossoblù di Nicola è arrivata al termine di una partita in cui i nerazzurri hanno incontrato una serie di difficoltà. Alcune di queste probabilmente “previste”, come la minor lucidità di alcuni dei suoi protagonisti, nelle gambe e nella testa dei quali ha fatto capolino un po’ di stanchezza. Altre probabilmente meno “calcolate”, come quelle che hanno riguardato il cattivo rendimento dei nerazzurri nel primo tempo, o la brutta gestione nei minuti finali della partita, e sui quali ci sarà da riflettere se si vuole restare in testa al campionato. A tal proposito, la faccia di Gasperini al termine della partita era eloquente. Più che un allenatore felice per la vittoria e per la prima posizione mantenuta in campionato, la sua espressione mal celava l’insoddisfazione.

Cominciamo dunque questa seconda parte d’analisi dal confronto dei dispositivi delle due squadre in fase di possesso, e dalla quale si evince subito uno delle situazioni chiave del primo tempo, ovvero la posizione da ala pura assunta da Brescianini. Marco è stato uno dei giocatori più in difficoltà tra i nerazzurri, almeno per quanto ha riguardato la fase di possesso, perché impiegato in quella posizione sono emersi maggiormente i suoi limiti.