G ianluca Scamacca è stato il secondo acquisto più costoso della sessione estiva di mercato dell’Atalanta. Il bomber romano è stato prelevato dal West Ham per una cifra pari a 25 milioni di euro (fonte bilancio dell’Atalanta, dati che potete consultare QUI ), e attualmente il suo ingaggio è tra i più alti della rosa nerazzurra. Ora vi starete chiedendo perché un approfondimento tecnico su un calciatore debba partire, forse in un modo anche poco elegante, dal costo del suo cartellino e del suo relativo stipendio. La risposta è che parte del malcontento (inutile negarlo) che accompagna le prestazioni di Gianluca nasce da un ragionamento tipico del tifoso “moderno”, che nel giudicare le prestazioni di un calciatore le lega indissolubilmente al suo “presunto valore economico”.
Ciò che spinge la maggior parte di noi a creare questa “strana” connessione sta nel modo in cui i club, una volta guidati dai presidenti “mecenati”, si sono trasformati nel nuovo millennio in qualcosa di simile ad un prodotto finanziario complesso. Ai tifosi non interessa più il solo risultato sportivo, ora vogliono virtualmente entrare nella stanza dei bottoni. Vogliono conoscere ogni sfaccettatura della gestione economica, per cercare di capire se, in un mondo pallonaro sempre più complesso, le scelte effettuate dalle dirigenze sono sostenibili e possano garantire un futuro al proprio club.