Il pareggio col Celtic e l’Atalanta che le ha tentate tutte. Sì, ma «2 ma» emergono dall’analisi dei dati

scheda. L’approfondimento di Gianluca Besana

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Q uanto “pesa” un pareggio in una classifica lunga come quella della nuova Super Champions? A questa domanda riusciremo a dare una risposta precisa solo a gennaio, quando la prima fase a girone unico avrà chiuso i battenti ed emesso i suoi verdetti. Per ora la sensazione è che quella classifica, difficile da memorizzare e interpretare persino quando la si “scrolla” con il Pc o lo smartphone, abbia la stessa efficacia di un brodino caldo somministrato a chi ha quaranta di febbre. D’altro canto, alla squadra di Gasperini non si può di certo rimproverare di aver mancato di determinazione nell’andarsi a cercare i tre punti. Non lo aveva fatto con un’avversaria di caratura superiore come l’Arsenal, e non lo ha fatto mercoledì sera contro un’avversaria di certo più abbordabile come il Celtic. Quello che si può rimproverare ai nerazzurri nella gara giocata contro gli scozzesi è di aver sfruttato non al massimo due precisi periodi di gara: i primi 25 minuti e gli ultimi 30. Proprio su questi spezzoni di partita concentreremo la nostra attenzione in questa seconda parte di analisi.

Partiamo dunque dai primi 25 minuti, che corrispondono all’unico periodo di gara dove la squadra di Brendan Rodgers ha affrontato l’Atalanta mettendo il naso nella metà campo difensiva nerazzurra. Nulla di trascendentale intendiamoci, i biancoverdi non hanno mai alzato troppo il loro baricentro, ma hanno tentato di innescare delle ripartenze con dei lanci verticali su Khun e Maeda, che hanno avuto l’effetto di creare qualche apprensione alla retroguardia nerazzurra ed al contempo di allungare la formazione scozzese.