D opo aver scavallato il periodo peggiore della stagione a livello di infortuni e assenze per Covid, l’Atalanta era chiamata a dare una sterzata alla propria stagione. Una serie di partite difficili per diverse ragioni tra dicembre e gennaio, avevano assottigliato il distacco dei nerazzurri dalle inseguitrici (leggi Juventus), e per questo gli uomini di Gasperini, erano chiamati alla vittoria per mantenere inalterate le proprie ambizioni. La vittima predestinata era il Cagliari di Walter Mazzarri, la peggior squadra della Lega di A nelle gare giocate lontano dal proprio campo. Questo ovviamente, prima della sfida di Bergamo. Dopo 100 minuti di gioco infatti, il Cagliari è uscito vincitore della partita del Gewiss Stadium, in una gara il cui copione è stato simile a molte altre disputate in questa stagione a Bergamo. Squadra avversaria chiusa e attenta a creare densità nella zona più pericolosa del campo, con l’Atalanta che pur avendo sempre la palla tra i piedi (62% nel primo tempo, 60% nel secondo), ha avuto una manovra asfittica, che raramente l’ha portata al tiro. Sarebbe servita una maggior velocità in fase d’esecuzione e più qualità nella circolazione della palla, ma sono mancate sia l’una che l’altra cosa. Così, chi è andato allo stadio, invece di ritrovare la solita Atalanta sicura ed arrembante della prima parte della stagione, ha visto una squadra incerta, incapace di sfruttare i soliti “binari” su cui solitamente muove la palla e assolutamente inconcludente.