Atalanta-Bruges, match analysis. Il gol a freddo e un effetto domino inevitabile (nonostante il dominio e 30 tiri)

scheda. L’analisi di Gianluca Besana

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U na vittoria nelle ultime sei gare non era di certo un bel biglietto da visita per affrontare una partita fondamentale nella stagione dei nerazzurri. L’Atalanta, che aveva risparmiato tanti dei suoi titolari nella sfida contro il Cagliari per presentarsi al meglio all’appuntamento con lo spareggio Champions, non ce l’ha però fatta a sconfiggere una squadra organizzata e dotata di qualità. Doti peraltro già mostrate nella gara d’andata, dove rigore a parte, la squadra di Hayen aveva giocato una gran partita e non aveva mostrato punti deboli. La sconfitta con il Bruges certifica uno stato di forma complessivamente non eccellente della squadra di Gasperini, che dura ormai da quarantacinque giorni, nei quali i nerazzurri hanno visto sfumare parte degli obiettivi stagionali. Su quest’aspetto ci sarà da riflettere, ma ora concentriamoci su quanto è successo ieri sera al Gewiss.

Per una volta partiamo dagli ospiti. Hayen ha schierato il Bruges con l’identico 4-2-3-1 con il quale ha giocato e vinto la partita d’andata contro i nerazzurri. Undici dunque ben noto, con Vanaken in cabina di regia, e con i rapidi Talbi e Tzolis sugli esterni. Per Gasperini 3-4-1-2 che scontava il “solito” nutrito gruppo di assenti. Questa volta oltre ai noti lungo degenti (più Maldini), si è aggiunto Hien fermato da un problema agli adduttori, e sostituito nel ruolo di centrale da Djimsiti. Sugli esterni spazio a Zappacosta (sinistra) e Cuadrado (destra). Terzetto d’attacco formato da Pasalic in cabina di regia, alle spalle di De Ketelaere e Retegui. Lookman recuperato in extremis è partito dalla panchina, ed ha così garantito a Gasperini la possibilità di aggiungere qualcosa al suo attacco a gara in corso.