L’ approdo di Juan Guillermo Cuadrado in nerazzurro, avvenuto ufficialmente il 26 agosto scorso, non ha particolarmente scaldato gli animi dei tifosi nerazzurri. In parte per il fatto che Cuadrado ha vestito in passato la casacca di Juventus ed Inter, due club che dopo la vertiginosa crescita dell’Atalanta vengono ormai percepiti come “dirette concorrenti”, e che quindi non riscuotono troppe simpatie dalle parti di Bergamo. In parte perché Cuadrado non è più un “giovincello”, anzi, lo si potrebbe addirittura considerare “un nonnetto” della Serie A, visto che di primavere ne conta 36 e gioca in una posizione dove di certo non ci si può nascondere o riposare. Oltre a questo, in molti gli hanno rimproverato sui social qualche “furbizia” di troppo, con particolare riferimento alla capacità di procurarsi calci di rigore. Tutte motivazioni comprensibili per certi aspetti, se si considera che spesso il tifoso ragiona di pancia o su una scala di valori propria, che spesso non coincide, o meglio, collima sempre meno con le esigenze di un club professionistico moderno, che come ha detto Adani va considerato come “un’industria che gestisce altre industrie (i giocatori)”. Proprio l’ingaggio di Cuadrado ci offre la possibilità di chiarire alcune situazioni che il calciomercato genera ad ogni sessione e che trovano spesso il tifoso un po’ impreparato e non del tutto capace di cogliere cosa ci sta dietro all’acquisto o all’ingaggio di un giocatore.