S i potrà anche dire - e va detto perché è così - che il Verona è poca cosa di suo, e in più era in grande emergenza per le assenze, emergenza di fatto simile a quella dell’Atalanta. Quindi si potrà anche dire che questo impegno per l’Atalanta non era dei più proibitivi. Ok: detto, si metta agli atti. Però poi c’è sempre modo e modo di vincere una partita facile: puoi fare il minimo sindacale giocando male e arrangiando i tre punti in qualche maniera; o puoi giocare con grande concentrazione, lasciando sfogare il Verona per quel che poteva dare in avvio e poi colpendo a freddo e sistemando la partita nel giro di una manciata di minuti, e chiudendola addirittura prima della fine del primo tempo. La giornata perfetta: 3 punti, gioco convincente, concentrazione, niente errori in difesa, secondo tempo senza nessun rischio, il capocannoniere che sfida ogni record possibile, e soprattutto, e non è mai scontato in questo periodo, nessun nuovo infortunio, nessun cartellino per Djimsiti che era diffidato. In attesa che giochino le altre, poi guarderemo la classifica. Ma intanto, un po’ di cose da dire ci sono, eccome.
1. Le scelte di Gasp
Gasp ha fatto scelte logiche: turnover quanto basta, compatibilmente con la necessità di conquistare tassativamente i 3 punti e con la quantità spaventosa di assenze per infortuni, di breve, medio e lungo periodo che siano. Posch dall’inizio è la fotografia dell’emergenza difensiva da un lato, ma anche del fatto che l’acquisto fatto in extremis è stato dettato da una scelta particolarmente intelligente della società, che ha saputo cogliere una situazione di disagio del giocatore a Bologna, portando a Bergamo non un campione ma un giocatore già esperto, affidabile, tecnicamente e tatticamente evoluto. Ovvio che all’austriaco debba essere lasciato il tempo di capire, conoscere, integrarsi.