L’Atalanta si è fatta male da sola, ma la squadra c’è e col mercato crescerà (più una riflessione sul caso Koop)

commento. Il commento di Roberto Belingheri

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Q uando l’Atalanta comincia uno dei due tempi col piede a tavoletta, c’è da agitarsi. E infatti, minuto 4 della ripresa, il Torino riparte, il difensore atalantino più arretrato è sulla linea di centrocampo e il pasticcio è fatto. Non è il classico gol a freddo di inizio partita, ma è la «variante ripresa». A quel punto una partita che sarebbe stata ampiamente alla portata dei nerazzurri si è complicata, e quando le partite si complicano il bivio è semplice: le raddrizzi portando a casa punti, oppure le perdi. L’Atalanta questa partita avrebbe meritato quantomeno di pareggiarla, ma si è complicata la vita da sola e dunque è capitato di perderla. Contro un Torino che non è una squadraccia, anche al netto delle cessioni. Ma è una squadra molto inferiore all’Atalanta. Atalanta che è destinata a completarsi e a crescere ancora di più in questi ultimi, convulsi giorni di mercato. Ragioniamoci su.

1. Commento generale

La fortuna è che in questa fase della stagione le sconfitte sono rimediabili, e non è un dramma non essere in testa a fine agosto. Anzi: come per le amichevoli estive, le sconfitte a mercato aperto evidenziano problemi che altrimenti le vittorie rischierebbero di nascondere. L’Atalanta contro il Torino ha cominciato il primo tempo a ritmi tutto sommato bassi, e poi l’ha sbloccata. Sembrava lo stesso copione di Lecce. Preso il pareggio, evidentemente il piano gara prevedeva di chiudere la pratica rapidamente nella ripresa. Ma - sono anni che lo si dice - occorre equilibrio, e quando ci si scopre troppo il rischio dell’imbucata - che già si era palesato nel primo tempo - si materializza puntuale. Zapata e Adams hanno fatto il resto. Ma al netto di questo problema «storico», la sconfitta resta rimediabile e l’Atalanta resta superiore al Torino, se è vero - e lo è - che solo i pali e un rigore sbagliato hanno impedito quantomeno di pareggiarla.