L a qualificazione è ipotecata, al giro di boa. L’Atalanta ha vinto a Stoccarda, e non era scontato. Nel bilancio di questa prima parte del girone di Champions, ha recuperato in Germania i 2 punti lasciati al Celtic. Due vittorie, 2 pareggi, un lussuosissimo 9° posto in classifica, difesa ancora imbattuta dopo più o meno 400 minuti in campo. Qualcosa di eccezionale, in fondo a una partita che non entrerà negli annali dello spettacolo calcistico, ma resterà nelle memorie degli atalantini, di sicuro. Anche se ormai pare quasi normale, ma non lo è, perché questa è Champions. Certo non la Champions di qualità altissima che offriva la formula precedente. Allargando la platea delle partecipanti e abbassando l’incidenza dei risultati sull’esito finale, la qualità delle partite scende: c’è poco da fare. E’ conseguenza inevitabile. Ma se guardiamo al nostro «particulare», ci resta un’Atalanta che accresce il suo curriculum europeo, che se non può essere spettacolare allora scende in campo solida, equilibrata, paziente. Il primo tempo è stato questo: controllo, capacità di gestione, interpretazione della partita con buon senso. Per poi colpirla nella ripresa. Ripartiamo da qui, nei punti che seguono.
1. I cambi ancora decisivi
L’azione del primo gol descrive perfettamente il calcio di Gasperini e la sua filosofia sui cambi. Kossounou - subentrato a Kolasinac - anticipa secco un attaccante tedesco, la palla si verticalizza per De Ketelaere - subentrato a Pasalic - che mette l’assist per Lookman: gol. Anticipo del difensore, verticalizzazione, gesto tecnico per saltare il difensore, gol. Gol confezionato da tre giocatori, due dei quali subentrati dalla panchina.