S e i palazzi e i cosiddetti manager che governano il calcio fossero quel tantino meno autoreferenziali, e quel tantino meno accecati da soldi e fatturati, forse si farebbero qualche domanda davanti all’onda di distacco che si registra in queste ore - e da settimane - tra gli appassionati di calcio e i Mondiali appena cominciati in Qatar. Ed è un tema che va molto al di là di due elementi che di certo conservano un loro peso specifico: l’assenza dell’Italia per la seconda edizione consecutiva e la scocciatura oggettiva dello stop ai campionati e alle coppe internazionali in un periodo del tutto inusuale. Uno stop che peraltro finirà per pesare - per ragioni ovvie - sulla regolarità della stagione. E un peso l’ha già avuto: abbiamo visto calciatori, nelle scorse settimane, dimostrarsi iper prudenti di fronte e dolori e dolorini, perché ovviamente il retropensiero del Mondiale imminente li induceva a un comportamento conservativo per non perdersi la carta d’imbarco per Doha.