C on la fatica finale, con la fortuna finale, ma ormai non conta più come si vince: conta vincere, contano i punti, conta restare dentro il treno che lotta per l’Europa. L’Atalanta era reduce dalla notte di Liverpool, e dopo una notte così niente poteva essere facile, né dal punto di vista fisico né da quello mentale. Un’impresa così è come una centrifuga a 90 gradi: niente, quando la giostra finisce, può essere com’era prima. Dunque ha fatto bene Gasp a fare un turnover che stavolta è stato radicale: perché c’era bisogno di riposare certo, ma anche perché occorreva mandare in campo giocatori che non avessero vissuto lo «choc», ancorché positivo, di quell’impresa. Gente che non dovesse riattaccare la spina col campionato. Non a caso i confermati erano quelli mentalmente più «forti»: Kolasinac ed Ederson, più Hien perché con Scalvini infortunato la difesa il turnover totale non lo può fare proprio. Dunque bene i 3 punti, meno bene questo finale convulso, ma pazienza: stavolta un pizzico di fortuna ha baciato l’Atalanta e sono arrivati 3 punti fondamentali per rimanere lì, per rimettere la Lazio al suo posto, per guardare i due posticipi senza patemi d’animo. Dopo Cagliari e Verona, questa ci voleva.