L’ Atalanta di adesso, evidentemente, è questa. Può vivere di una prodezza di Muriel e di un colpo di in extremis, come a Torino, e strappare tre punti. Oppure, in assenza di una e dell’altro, porta a casa un pareggio, come contro il Bologna. Pareggio che forse sta stretto, quanto stava larga la vittoria di sabato scorso. E allora forse questi 4 punti prima della sosta non vanno buttati via, perché in condizioni tanto precarie - tra assenti e gambe dei presenti che girano così così - questa sera la classifica aveva anche chances di essere diversa, in peggio. Andiamo per punti, preavvisando: andremo anche fuori campo, per dire del tifo e del mercato.
1. La brillantezza
La sensazione è che, dopo Torino, l’Atalanta abbia fatto passi avanti. Manca ancora l’intensità giusta, che sappiamo essere una delle armi «immateriali» più efficaci del gioco di Gasperini. Non a caso nel secondo tempo l’intensità è cresciuta e più che in ogni altro momento del match è aumentata la sensazione che potesse arrivare il gol, da un momento all’altro. Malinovskyi in particolare non sembra a suo agio sul lato sinistro del campo, che occupa maggiormente, posizione che gli impedisce di rientrare per il tiro sul suo piede prediletto.