A volte sembra che esistano, nel calcio, vittorie facili. Più probabilmente esistono non vittorie facili, ma vittorie meno difficili di altre. Sottigliezza che non è solo forma, ma è anche sostanza. Sottigliezza che disegna il confine tra un risultato ottenuto e un risultato che avresti voluto ottenere, ma che hai mancato. L’Atalanta l’ha ottenuto e la partita col Venezia è sembrata facile, anche se probabilmente l’avversario più duro da affrontare era proprio l’Atalanta stessa, come ha detto in settimana de Roon in un’intervista da vero capitano. Serviva vincere per riscoprire il sapore di un’affermazione; serviva vincere per restare attaccati al treno europeo e concludere - comunque vada - dignitosamente la stagione, qualificazione europea o meno che sia. Serviva vincere, perché la vittoria è la medicina migliore che ci possa essere quando tutto va storto e quando ti sembra diventato impossibile fare ciò che prima veniva spontaneo come respirare. L’Atalanta è tornata a vincere, resta attaccata alla stagione, e soprattutto: la testa c’è ancora, forse la caduta si è arrestata. Prologo finito, qualche altro spunto c’è. Al netto, lo diciamo qui e vale per qualsiasi considerazione, di un’avversaria che è davvero poca cosa a questo punto della stagione, condannata a una inesorabile retrocessione.