C’ è una parola che va maneggiata con cura, in queste ore successive al meraviglioso successo dell’Atalanta a Napoli, dove la prima in classifica è stata dominata e quasi umiliata nel punteggio. La parola, ovviamente, è «scudetto». Dunque la domanda che dai bar ai social impera in tutta Bergamo è una: l’Atalanta corre per lo scudetto? Domanda semplificata chiama risposte semplicistiche. Ma il tema è delicato: da un lato chiama in causa le ambizioni e i sogni di chi chiede - e nei casi estremi e degenerati pretende - sempre di più, e dall’altro mette in scena freni, limiti e scaramanzie che sfidano la realtà, la storia di Dublino e spesso l’uso della materia grigia.
La fotografia della realtà
Dunque, l’Atalanta corre per lo scudetto? La fotografia della realtà, a inizio novembre, dice che l’Atalanta è in corsa. Lo sarebbe stata anche senza i punti di Napoli, perché quando mancano 27 partite il distacco dalla vetta conta relativamente. Conta quel che «dice» la stagione fin qui: l’Atalanta è arrivata al termine della sconfitta con il Como - quella più deludente e inattesa della stagione - con 2,2 gol subiti di media a partita. Dal Como in avanti quella media è scesa a 0,5. È arrivata allo stesso punto con 2 gol segnati di media a partita. Media già altissima che ora è salita - «dopata» anche dalle goleade a Genoa e Verona - a 3,16. L’Atalanta ha ora il miglior attacco per distacco e la 10ª difesa, dato in miglioramento ulteriore. Quindi sì: l’Atalanta è in corsa per lo scudetto. Ma quel che occorre provare a capire, senza eccessi di entusiasmo ma nemmeno irrealistici freni che fanno scintille, è se possa rimanere in corsa per lo scudetto.