L’Atalanta perde con dignità dentro un calcio di plastica. Conta il campionato, e sul mercato si può crescere

commento. Il post partita di Roberto Belingheri

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N o, non è stata inutile questa partita. Per chi vuole intendere, la partita ha detto cose. Inutile, al di là dei conti economici, semmai è tutto il resto. Più che inutile, diremmo addirittura dannoso. Ma ci torniamo più avanti. Qui conta dire che l’Atalanta dice addio alla Supercoppa con un paradosso: ha tenuto il risultato in bilico e l’accesso alla finale conquistabile con un primo tempo giocato con diverse «seconde linee». E probabilmente era questo il piano gara di Gasp: provarci risparmiando energie a diversi big, per poi aumentare i giri del motore nell’ultima mezzora. Piano in parte saltato per il primo gol di Dumfries, inatteso nei primissimi minuti della ripresa. Gara in salita, a quel punto, soprattutto mentalmente. Anche se poi l’Atalanta non ha rinunciato a giocarsela, pure dopo il doppio svantaggio. Il Var ha di fatto chiuso il conto, togliendo quel gol a Ederson. Esaurita la sintesi, resta il senso, che approfondiamo in seguito: Scalvini c’è, eccome, anche in quel ruolo dove oggi l’Atalanta ha più bisogno che in difesa. Zaniolo cresce, soprattutto come atteggiamento e disponibilità al sacrificio. Una punta serve, e non lo vede solo chi non vuole vederlo.

1. Le scelte di Gasperini

Gasp l’aveva detto nella vigilia araba: tutto bello qui, ma mi interessano Udinese, Juventus, Napoli. Il che è una dichiarazione programmatica: siamo i primi della classe, adesso la priorità è il campionato e conservare una posizione di vertice che ci siamo meritati in questa prima parte di stagione.