L a morale sta tutta in quello striscione esposto prima della partita: «Non realizzare un sogno non è un problema, il problema è non averci creduto». E di certo, in fondo a questa partita carica di una tensione pari solo alle finali giocate fin qui dall’Atalanta, tutto si può dire meno che l’Atalanta non ci abbia creduto. L’Inter è più forte, non ci sono dubbi. E anche se alla fine non si conteranno le polemiche contro l’arbitro per l’espulsione di Ederson, due cose vanno dette. La prima, la ribadiamo, è che l’Inter è più forte. La seconda è che l’Atalanta ha perso anche per i suoi demeriti. In primis, per aver «regalato» all’Inter il gol del primo vantaggio con una disattenzione collettiva su calcio d’angolo. Un calcio d’angolo del tutto anomalo, arrivato dopo oltre 6 minuti di gioco fermo per la necessità di soccorrere un tifoso nel settore ospiti. Una pausa che ha evidentemente «sospeso» la concentrazione di tutti, e sulla battuta l’Inter ha spostato l’equilibrio della partita in modo forse decisivo.
E - secondo - per l’espulsione di Ederson. Potremo discutere in eterno sul fatto che l’arbitro avrebbe potuto sorvolare, far finta di non vedere, sul fatto che tantissimi altri episodi simili vengono volutamente ignorati dagli arbitri. Ma quell’applauso era troppo «sotto il naso» dell’arbitro per essere ignorato. Capita anche ai migliori - ed Ederson lo è, anche se non attraversa un periodo di grandissima forma - di sbagliare. E’ capitato a Ederson, qui è già perdonato. Però è inutile cercarsi alibi: l’Atalanta ha dato tutto quel che ha potuto, l’Inter è nettamente più forte, l’Atalanta ha anche dato una mano a Inzaghi. Di fatto è tutto qui, anche se da dire rimane altro.