La «nuova» Atalanta è da costruire, non è certo la squadra travolta a San Siro. Gambe, intesa, grinta: la sosta servirà

commento. Il post partita di Roberto Belingheri

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C he sia questa l’Atalanta, no, non può essere vero. O meglio. Può anche essere vero che ci siano 4 gol di distacco tra la miglior Inter e questa Atalanta. Ma è chiaro che mentre l’Inter può essere già considerata al suo top, dato che di fatto gioca la stessa squadra di fine primavera, l’Atalanta è ancora un cantiere aperto. Dato di fatto che citiamo non perché possa essere iscritto al capitolo attenuanti, ma perché questo è, adesso, l’Atalanta. Lo è in parte per sua responsabilità e in parte no, ma per ogni commento sul mercato rimandiamo a un ulteriore approfondimento, online tra qualche ora. Qui ci limitiamo a quel che ha detto la partita, che non è nemmeno poco.

1. Scelte in emergenza

In totale emergenza difensiva per le assenze di Hien e Kolasinac e l’impossibilità di impiegare il neo arrivato Kossounou, Gasperini ha scelto di mettere in campo il 75% del reparto difensivo composto da giocatori fuori ruolo. Tenuti in panchina gli unici altri difensori disponibili, Toloi, appena recuperato da un infortunio muscolare, e Godfrey, preso a luglio ma ancora non integrato. L’esito è stato quello visto in campo: una difesa totalmente improvvisata, con de Roon alle prese con le consuete difficoltà nel ruolo e Ruggeri che per quanto impegno possa metterci non ha né i tempi né l’attitudine per stare nella linea dei centrali.