“E lvio, perdona se ti scrivo, del resto la modernità è così: una volta, per riuscire a raggiungere una persona, dovevi conoscerne l’indirizzo di casa o un numero di telefono fisso. Oggi, basta un indirizzo di posta elettronica o un numero di cellulare”. La mittente della mail che così esordisce è la collega Del Prato, la decana degli insegnanti di Scienze della scuola, una donna insieme severa e giusta, molto competente, e appassionata del suo lavoro. Perciò non solo temuta, ma anche stimata dagli studenti. “Non so dove tu ti sia cacciato, né mi importa. Anche se, debbo dirti, l’ultima voce che ho sentito è che saresti in un’abbazia in Alto Adige, forse a Novacella. In ogni caso, ti scrivo perché oggi abbiamo pensato a te e ti abbiamo citato, al termine di un incredibile collegio docenti, in cui, fra altre amenità che ti risparmio, c’è stato spiegato come saremo chiamati fin dalla prima classe a valutare (tieniti forte) il grado di imprenditorialità dei nostri ragazzi. Non ti svelo nulla di cui tu non possa trovare conferma in rete. L’idea viene dall’Europa, pare. Ti risparmio la fatica e ti riporto io una parte di un articolo che ho trovato, tornata a casa: «I percorsi che nella circolare Miur sono previsti per la scuola secondaria di secondo grado mirano a sviluppare negli studenti attitudini, conoscenze, abilità e competenze utili per un loro impegno in ambito imprenditoriale, oltre che in ogni contesto lavorativo e in ogni esperienza di cittadinanza attiva. Potranno partire già dal primo biennio, con il potenziamento di attitudini e abilità (creatività, consapevolezza di sé, motivazione); nel secondo biennio e nell’ultimo anno il percorso svilupperà l’imprenditorialità attraverso insegnamenti aggiuntivi e il potenziamento di quelli presenti nel curricolo. L’approccio proposto privilegia sia l’integrazione ‘trasversale’ degli apprendimenti rivolti alle competenze imprenditoriali nell’ambito degli insegnamenti curricolari, sia l’offerta di insegnamenti opzionali, proposti con il ricorso all’autonomia delle istituzioni scolastiche. Come necessario, le metodologie di insegnamento privilegeranno la dimensione pratica, il protagonismo degli studenti, i casi reali. La ‘concorrenza’ e la sovrapponibilità con percorsi di alternanza scuola-lavoro risulta evidente; il collegamento tuttavia non costituisce un vincolo». Se avrai avuto la pazienza di leggere, vincendo il disgusto per il linguaggio usato, avrai capito: il preside ci ha spiegato, fra l’altro, che con questa iniziativa l’Italia è uno dei primi Paesi ad adottare il modello con cui la Commissione Europea cerca di assecondare le urgenze dell’economia e del mercato del lavoro. Più o meno le parole sono state queste. Perciò, uscendo, si è parlato di te”.