S embra sempre lungo, il periodo che passa tra la fine di una stagione e l’inizio – anche se più simbolico che altro – di quella successiva. E invece, eccoci qua, che sembra ieri che l’Atalanta salutava il campionato con un ottavo posto e la mancata qualificazione all’Europa e l’Atalanta che si ritrova, sostanzialmente intatta, per l’inizio del 2022/2023. Stagione anomala, quella che arriva, e non c’è nemmeno bisogno di approfondire i perché.
Basti pensare allo stop invernale per gli assurdi Mondiali del Qatar: un elemento che introdurrà enormi differenze tra chi avrà molti giocatori con la testa all’aereo per il Golfo Persico e chi ne avrà meno. Saranno due campionati in uno, in ogni senso. Assurdo, ma questo è il tempo che ci tocca vivere: quello in cui davanti a un mucchio di soldi tutto, ma proprio tutto, passa in secondo piano. Che periodo è stato, questo che ci lasciamo alle spalle adesso? Anomalo, anch’esso. L’Atalanta ha cambiato volto prima sul fronte societario, poi su quello dirigenziale. E’ cambiata l’Atalanta che sistema i suoi affari dai notai, con l’arrivo degli americani e l’uscita dalla compagine azionaria di volti che dell’Atalanta hanno fatto la storia. E’ cambiata l’Atalanta che lavora dietro le scrivanie. Ironia della sorte, non ha cambiato volto - o quasi - l’Atalanta che va in campo. E non è ancora del tutto chiaro – ma forse è ovvio che non lo sia, data l’interminabile durata del mercato – che Atalanta avremo al via del campionato.