P oteva finire meglio, poteva finire peggio. Prendiamo per buono, anzi ottimo, il punto. E soprattutto prendiamo per buono quel che dice questo punto: e cioè che l’Atalanta, anche se per grandissima parte mette in campo elementi del «vecchio» ciclo, è una squadra ancora viva, capace di lottare, di tener testa ad avversarie più forti come, innegabilmente, è il Milan.
Questa è la notizia che esce da queste due prime giornate: l’Atalanta che si pensava «finita», che lo stesso Gasp aveva descritto come un gruppo che aveva dato tutto, da dare ha ancora qualcosa. Anche negli elementi che a inizio estate erano in cima alla lista dei partenti, forse addirittura degli esuberi. Hateboer in cima, ma anche Maehle, forse Muriel, Pasalic. Per non dire di Malinovskyi. Partiamo proprio da lui, alla fine di questo prologo.
Malinovskyi, cambia qualcosa?
Malinovskyi in campo ha stupito molti, se non tutti, dopo i fatti dei giorni scorsi. Ricapitolando: le voci di cessione, irrobustite dalle dichiarazioni di Gasperini che di fatto lo mettevano tra i tecnicamente sacrificabili, seguite alle «uscite» social della moglie (ma il giocatore difficilmente ne era all’oscuro), seguite alle nuove dichiarazioni addirittura «al passato» dell’allenatore.