Caudano fa catenaccio per lo studente afghano e Caldara, pupillo dell’Atalanta di Gasp, sotto attacco sui social

storia.

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E lfat si è appena alzato dal suo posto: una sedia al primo tavolone del corridoio. Caudano ha cercato di sostenere il suo fragile tentativo di imparare la coniugazione e l’uso del verbo “essere” e del verbo “avere”. E la concordanza degli aggettivi. Ma l’universo linguistico da cui arriva il ragazzino afghano è totalmente altro dal nostro, e il povero Elvio, pur seguendo meglio che può il manuale per l’insegnamento dell’Italiano agli stranieri, non può non scontrarsi con i suoi propri limiti, oltre che con quelli del suo discepolo, il quale nella vita continua a parlare il pashtu. Il testo punta molto sulle situazioni tipiche e le forme replicabili della comunicazione. Il cuore grammatico del professor Caudano inciampa su difficoltà imprevedibili: ha appena detto a Eltaf che l’aggettivo esce in -e quando è femminile plurale (le case belle, le viole gialle), ed ecco che si accorge che in -e può uscire anche un aggettivo al maschile singolare (il bambino felice, l’orco crudele), il quale però al plurale esce in - i; gli ha appena detto che il moto da luogo si fa con “da” (vengo da Roma, torno da scuola), ed ecco che deve capitolare, perché con le persone, e lui non ci aveva mai pensato, “da” esprime il moto a luogo (vado da Marco, entro dal panettiere).
Insomma: più la grammatica tenta di imbrigliare la lingua nelle sue maglie e nei suoi schemi, più quella scappa da tutte le parti, viva, agile, incontenibile. Anche una questione etica ha angustiato il povero Elvio in questi giorni e nel suo lavoro con Eltaf. Due volte, una volta la vicepreside e una volta la preside, hanno cercato di affidargli anche una ragazzina afghana arrivata con Eltaf, ma più grande di lui.