Q uesto serviva, questo è arrivato. Serviva, più del risultato e più della vittoria, vedere l’anima dell’Atalanta. Quella che Gasperini per primo ha chiamato in causa dopo Firenze, quella che tutti ci domandiamo, vedendo certi scampoli di partita, dove mai possa essere finita. L’anima da provinciale, certo. Ma anche l’anima da squadra che ha messo tre volte i piedi nella Champions e due volte nella finale di Coppa Italia. L’anima battagliera e l’anima nobile. L’anima di quel che è stato l’Atalanta nella storia e l’anima di quel che è, adesso. Il Raków non poteva essere un banco di prova fenomenale, si sapeva. Ma se l’anima non è in campo, allora anche il Frosinone diventa troppo forte. Ne portiamo ancora le cicatrici. L’Atalanta ha vinto e comanda il girone perché stavolta l’anima è stata in campo. Questo serviva, questo è arrivato. Il resto sono i gol anche senza centravanti, i tre punti nel girone, la fiducia ritrovata che ora deve dare slancio anche al campionato. A posto così, dunque: serata positiva e senza altri infortuni (toccate ferro sempre). Resta qualche punto da discutere. I «talking points», dicono quelli bravi.