C agliari e Verona sono servite a qualcosa. Quantomeno, quei punti buttati qualcosa hanno seminato: stavolta l’Atalanta non butta via niente, non si distrae, non stacca la spina. E pur senza particolarmente entusiasmare gioca una partita positiva, concentrata, quadrata. Trova il gol con un rigore che c’era (ma davvero ancora qualcuno ha il coraggio di sognare il ritorno al calcio senza tecnologia?), raddoppia a inizio ripresa, non «uccide» la partita ma ci prova fino in fondo, perché attaccare è sempre il miglior modo per tenere la palla lontana dai pericoli. Nessun nuovo infortunio, come aveva auspicato Gasp. Nessuna ammonizione sui tanti diffidati (anche se forse, dato che poi c’è la Salernitana, sarebbe stato saggio «consumare» qualche squalifica lì anziché rischiare di averne il peso con la Roma nel turno successivo), Napoli e Roma che pareggiano, con la conseguenza che l’Atalanta guadagna due punti su entrambe e tiene a distanza la Lazio, che oggettivamente è una minaccia, adesso. Queste sono partite da gestire in questo modo: portando a casa il massimo col minimo sforzo, azzerando i danni. Forse fra qualche anno nessuno si ricorderà di questa Atalanta-Empoli, ma sono quelle partite che zitte zitte dentro una stagione possono avere un peso enorme. Avanti, c’è ancora qualcosa da dire prima di gridare “allons enfants” e prendere la via di Marsiglia.