Questa è la notte di chi vuol bene all’Atalanta: resterà per sempre, comunque vada

commento. Il prepartita di Roberto Belingheri

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E h no, nemmeno i più inguaribili ottimisti avrebbero pensato di ritrovarci qui, una settimana dopo, a riempire questa colonna immaginando di accogliere a Bergamo il Liverpool forti di un 3-0 raccolto sul campo di Anfield. No, nemmeno i più ottimisti, quelli che il cielo è blu anche quando grandina, che è estate anche sottozero, quelli che la nebbia è bella da guardare. «Siamo realisti, sogniamo l’impossibile», diceva uno che dentro la storia qualche impresa l’ha fatta. La frase veste quasi su tutto, ma veste in particolare per la grande serata di oggi. 3-0 non è poco, ma non è abbastanza contro una squadra che è come un leone ferito. Ferito nell’orgoglio, dopo che mezzo mondo ha parlato della partita di Anfield dell’11 aprile come di una disfatta per gli inglesi contro la «piccola» Atalanta. E ferito anche negli obiettivi sportivi, dato che nel giro di 3 giorni ha visto allontanarsi la semifinale di Europa League e almeno per il momento anche la vetta della Premier League. Prima dell’Atalanta il Liverpool non perdeva ad Anfield da 33 partite: ha perso con l’Atalanta e domenica anche con il Crystal Palace, 14° in Premier, prima del match distaccato di 40 punti in classifica. Tutto questo per dire che non è finito niente. Non lo era a mezzanotte di giovedì, quando tutti noi, increduli, cercavamo di capire com’è che l’impossibile fosse diventato realtà. E non lo è tanto più adesso, con il leone ferito due volte.