L e notizie sono, a occhio, tre. La prima, e di gran lunga più importante di tutte: l’Atalanta è viva, più che mai. Viva di testa e viva di gambe. La seconda: la sensazione è che questa competizione sia molto più al centro degli interessi dell’Atalanta che di quelli dello Sporting. Lo stadio assolutamente non pieno, la formazione iniziale con scelte «conservative», un approccio alla partita tutto meno che «vendicativo» rispetto alla lezione di calcio subìta dall’Atalanta su quella stessa erba. La terza: Gianluca Scamacca è un attaccante che in questa Atalanta può starci, altroché. Perché ha grandi doti realizzative, perché ha tecnica da vendere, perché se finalmente cresce di condizione può anche svolgere quel lavoro «sporco» che Gasperini chiede ai suoi attaccanti. La notizia negativa è un risultato che forse qualche ora fa avremmo sottoscritto, date le premesse. E che invece adesso carichiamo sull’aereo per Orio con tanto rammarico, per la super parata di Israel su Scamacca, per i tre pali, per il gol annullato a Touré, per il colpo di testa di Kolasinac a un metro dalla porta, per un secondo tempo giocato dominando uno Sporting stralunato, mai veramente in partita (anche se non possiamo dimenticare lo stesso palo colpito dallo Sporting nell’unica situazione pericolosa del secondo tempo). Questa la sintesi al 94’ dell’Alvalade, che spiega bene come nel calcio è sempre tutto vero fino a un attimo prima di giocare. Poi le partite possono stravolgere dinamiche, equilibri, previsioni. Avanti con qualche «talking point».