Atalanta, il paradosso del mercato: mai speso così tanto, ma squadra imperfetta. Analisi dei reparti, e qualche conto

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M ai l’Atalanta aveva speso tanto nel mercato estivo. Premessa: le cifre sono impossibili da determinare con esattezza, per via delle parti variabili ormai sempre incluse negli accordi. Per cui, servono le molle. Ma un ordine di grandezza è calcolabile. Includendo Boga (pagato in estate) circa 100 milioni usciti, o poco meno. Includendo Romero (incassato adesso), circa 80 entrati. Scorporando queste due operazioni, che non sono figlie della sessione estiva, siamo a circa 80 spesi e circa 30 entrati. Per una società abituata a chiudere il mercato con più entrate che uscite, questa è una novità di rilievo. E lo è ancor di più se si pensa che l’Atalanta, alla voce spese, risulta seconda solo rispetto alla Juventus. E risulta seconda solo a Milan per il “rosso” finale dei conti. Questo per dire che siamo di fronte a un paradosso. Disponibilità economica come mai si era assistito in passato, e un mercato che lascia, in tantissimi, un fondo di amaro. Questo perché la strategia, letta in filigrana in questi mesi di trattative e cronache relative, è sembrata non esattamente lineare. Certo, ci sono anche stati contrattempi, lungo il percorso, che hanno modificato per forza i piani. L’introito maggiore doveva, evidentemente, giungere dalla cessione di Carnesecchi, poi saltata per l’infortunio. Da lì il riscatto di Demiral, che però pareva destinato a partire. Ma il caso Palomino prima e l’infortunio di Djimsiti poi hanno cambiato di nuovo la situazione, fino a portare al sacrificio di Freuler, pesante sul piano sportivo quanto “poco” redditizio su quello economico.