D ue punti buttati? Quando prendi gol dopo il 90’, sono sempre due punti buttati. Però occorre essere realisti: tra questa Atalanta, imbottita di seconde linee, e questa Udinese, la distanza tecnica non è così percettibile, al netto della solita tattica di Gotti, tutto chiuso e pronto al contropiede. L’Atalanta era in vantaggio anche oltre i suoi meriti, e sarebbe stato un bel colpo considerata l’emergenza, considerata la fatica di Manchester e il solito prezzo da pagare (lo pagano quasi tutte, quasi sempre) dopo l’impegno europeo, considerate le necessità della classifica e il calendario che arriva, non semplicissimo. Invece, pareggio. Prendiamolo per quel che serve, poco, e ragioniamoci su, al solito, per punti.
1. I cambi e la rosa
E’ stato tema di discussione anche in settimana: ma davvero, bastano i 16 “titolarissimi” più i giovani, a questi livelli? La risposta è arrivata, ulteriore rispetto alle precedenti: no, non bastano 16 giovatori pronti più i giovani. Perché se l’Atalanta insegue obiettivi di altissimo livello – e giocando la Champions è già “dentro” quegli obiettivi – allora serve una rosa più ampia, e serve maggiore predisposizione a ruotarne 20, anziché 16. Almeno finché la squadra è impegnata sulle tre competizioni. Per questo la “fissazione” atalantina di una rosa corta mostra la corda, in situazione d’emergenza. L’Atalanta ha rimediato mettendo due giocatori fuori ruolo – de Roon in difesa e Pasalic in mediana – pur di non cambiare sistema di gioco. Il risultato è stata una partita in sostanziale equilibrio: l’Atalanta che masticava un calcio lento e prevedibile e l’Udinese che appena poteva ripartiva, sapendo anche rendersi pericolosa, specie nel primo tempo.