Q uel che doveva succedere è successo: passaggio del turno, Comunale «violato», nessun infortunio ad aggravare l’emergenza assenti in vista di domenica. E, sempre in vista dell’Inter, il giusto dispendio di energie. Per il resto, quarti di finale che ripercorreranno una delle sfide rimaste nella memoria della Coppa Italia di tre anni fa, Fiorentina o Napoli poco cambia, o quasi. Spunti di riflessione? Qualcosa c’è.
Per esempio, su questa Coppa Italia che puoi cambiare la formula finché vuoi, ma resta una competizione che si anima solo dai quarti in poi. Prima, tutto è fatto e pensato solo per favorire le grandi squadre, con le piccole che, diciamolo, a dispetto dell’impegno la prendono per forza come un impiccio di cui liberarsi perché prima di tutto viene il campionato. Ne escono partite come questa: non scontate ma in fondo quasi, dall’intensità discutibile, dallo spettacolo sonnolento. In fondo sarebbe più interessante una formula meno scontata, che desse qualche chance alle piccole, che generasse qualche cortocircuito calcistico come avviene in altri paesi. Qui, è tutto fatto per arrivare alle partitissime di semifinali e finale, per soddisfare chi paga e, probabilmente, pagherà in futuro. Amen.
1. Le conferme (di segno opposto)
La formazione di Gasperini ha regalato spunti di curiosità: Scalvini titolare, e la nuova chance per Miranchuk. La premessa è d’obbligo: ogni giudizio va calato nel «peso» di questa partita. Però Scalvini ha confermato le impressioni buone già suscitato nelle precedenti apparizioni: giocatore di personalità, diligente nel compito, intelligente nel cercare la giocata semplice quando la situazione lo richiede. E’ giovane, ma pare già affidabile.