N o, non bastano tre finali perse per scoraggiare l’Atalanta. Anzi: probabilmente tre finali perse servono a motivare l’Atalanta. E quindi ecco qui l’esordio da paura: 6 gol al Cesena ma soprattutto partita chiusa in 8 minuti. Soprattutto questo, perché l’impatto dell’Atalanta sulla partita dice tutto sulle intenzioni di Gasperini e compagnia nella competizione. La partita la si sarebbe vinta, probabilmente, con qualsiasi impatto: il Cesena, lo si è capito benissimo, la considerava persa a prescindere. Dunque l’Atalanta se la sarebbe anche potuta prendere comoda. E invece no: niente è comodo, niente è in discesa, niente è facile se non lo fai diventare tale. Quindi l’Atalanta contro il Cesena, a una manciata di giorni dal Real Madrid, ma pareva la stessa cosa per la concentrazione, l’intensità, la voglia che la squadra ha messo in campo. Messaggio che peraltro era arrivato chiarissimo dalla formazione di Gasperini, che - e qui lo avevamo in qualche modo anticipato - non ha dato fondo alla rosa. Turnover sì, ma con giudizio, e a riposo solo quelli che proprio necessitano. Per il resto una formazione che somigliava tanto al campionato e alla Champions, perché sarà anche Coppa Italia contro un’avversaria di B, ma qui non si sottovaluta nessuno, e gli impegni si affrontano tutti uguali. La logica è sempre la stessa, a beneficio dei più duri di comprendonio: l’Atalanta non sceglie mai niente.
Retegui sempre in campo
Forse non avremmo lasciato in campo Retegui fino al fischio finale. Perché Retegui resta l’unico vero centravanti che l’Atalanta ha in rosa, e preservarlo, una volta che il risultato era al sicuro, dovrebbe valere di più rispetto alla voglia del bomber di tornare a segnare.