N on piace a nessuno non aver vinto questa partita. Ma era nell’aria, e poteva pure andare peggio. Troppo forte l’impatto emotivo e fisico della sconfitta di Bruges, troppo pesante l’attesa del match di ritorno, fra meno di 72 ore nel momento in cui scriviamo. Tutto serviva, tra le due centrifughe, meno questa partita. Ma andava giocata, perché il calendario del calcio è peggio di un tritacarne, e nel tritacarne poi ci finiscono i punti. Meglio averne sacrificati due che tre, perché questo era, chiaramente, il rischio. Purtroppo, ognuno va in battaglia con le armi che ha, e chiaramente Gasperini ha fatto una scelta: era troppo fresca la partita in Belgio per affaticare ulteriormente tutti i titolari, ed è troppo vicina e troppo importante la partita di ritorno per rischiare altri infortuni. Così si spiega, evidentemente, il pesante turnover iniziale e così si spiegano anche i cambi: se massimo sforzo dev’essere, massimo sforzo sia col Bruges, sperando di riavere almeno Lookman. E non c’è nessun dubbio sul fatto che martedì sera vedremo un’Atalanta vibrante, intensa, capace di attaccare come si deve: tutto l’opposto di quel che - giocoforza - è stata l’Atalanta contro il Cagliari.
1. Le scelte di Gasp
Fanno e faranno discutere, le scelte di Gasperini. Sulemana messo in campo dopo mesi di naftalina, Toloi di nuovo titolare (ma Djimsiti è diffidato, ci sta...), Samardzic e Brescianini in campo contemporaneamente, Cuadrado ancora titolare. Gasperini ha tentato quel che poteva, con le armi che aveva. Dando priorità al recupero di energie sia di chi ha lasciato in panchina che di chi ha tolto, come Retegui. L’unico appunto riguarda proprio Retegui: forse una decina di minuti in più avrebbe potuto giocare, ma la sensazione è che dopo il rientro clamoroso dall’infortunio e l’apice dei 4 gol segnati a Verona, Retegui viva un momento di recupero.