M ai una gioia. In fondo alla settimana forse più amara degli ultimi anni, arriva un risultato che quasi tutti avremmo firmato alla vigilia, e invece ha un sapore amaro, per com’è arrivato. Giusto, in fondo. Ma tutti già strizzavamo l’occhio alla classifica e a un quarto posto ripreso alla grande, su quelli che a molti, nei giorni scorsi, sembravano i titoli di coda di un ciclo vincente. Al di là del risultato, la notizia più grande della serata è che invece l’Atalanta è più che mai viva, che la Champions non sarà un miraggio, che punti se ne sono buttati via tanti e troppi, ma nulla è ancora deciso. E c’è sempre, sullo sfondo, la cambiale della partita col Torino da provare a incassare. Così, a caldissimo e con la tensione ancora alle stelle, il bilancio di pare questo. Pareggio che non profuma, ma dolcissimo perché l’Atalanta ha messo sotto la Juve, ha tirato fuori l’anima, e in sette giorni è apparsa trasformata, la parente bella di quella squadra spenta e svogliata che aveva consegnato tre punti al derelitto Cagliari. Quindi bene, alla fine, a patto di non buttar più via altre partite «facili». Ragioniamo per punti, al solito: Malinovskyi e l’attacco, Sportiello, il Var, la classifica, l’Europa League.