«D iciamo la verità, se dovessimo immedesimarci in un giocatore dell’Atalanta i più sceglierebbero il Papu, capitano, classe cristallina. Oppure Ilicic, estro, magia, fantasia e imprevedibilità. C’è chi sceglierebbe Zapata, il bomber, il finalizzatore, colui che fa vincere le partite. Magari qualcuno opterebbe per Gollini, colui che ti salva il risultato, l’eroe solitario ultimo baluardo contro gli avversari. Ma, sinceramente, ben pochi farebbero cadere la scelta su Hateboer. E invece, nella nostra vita di tutti i giorni, siamo un po’ tutti degli Hateboer. Magari ci mettiamo l’anima, corriamo come dei matti su e giù, prendiamo e diamo stecche senza fiatare ma sappiamo che arrivati in fondo la palla la dobbiamo dare al compagno talentuoso, a quello che ha il piede educato, che magari corre meno di noi e quindi arriva più lucido ed in grado di prendere la decisione più giusta. E lasciamo a loro le copertine, gli onori, i complimenti. Contenti lo stesso anche se magari ci piacerebbe a volte esser anche noi gli eroi di giornata. Ma poi succede, a volte ma succede, che gli Hateboer per una sera si mettano in proprio, decidano che è arrivato il loro momento di gloria. Succede che si spoglino della loro timidezza, del loro innato altruismo, che diventino un po’ egoisti e si prendano la scena. E magari succede che nella partita più importante piazzino una doppietta strabiliante, che diventino i “man of the match”. E in un attimo si prendano rivincita e palcoscenico, riscattando tutti noi Hateboer. Pronti però a rientrare nei ranghi, perché in fondo va bene una volta ma in cuor nostro lo sappiamo che dobbiamo correre, prender stecche, e dare la palla al compagno bravo se vogliamo vivere altre serate così».
Così Massimo Paravisi, in piena notte, nel gruppo Facebook di Corner, ha raccontato la notte magica di Hans Hateboer. Perché è vero, l’olandese non è certo uno degli uomini copertina di questa splendida Atalanta. Eppure, ieri sera, è stato l’eroe simbolo di una vittoria che resterà per sempre scolpita nell’immaginario collettivo: «Quella volta in cui Hateboer ha fatto doppietta al Valencia», nasce già un pizzico di nostalgia. In tutto questo romanticismo, però, sono i numeri a confermare quelle che a primo impatto possono sembrare semplici sensazioni. Vediamoli uno per uno.