L’ ultimo scampolo di ottobre offrirà al pubblico del Gewiss Stadium il primo turno infrasettimanale di Serie A della stagione, con tutte le incognite che queste sfide hanno sempre significato per la formazione che parte coi chiari favori del pronostico. Meno scontata di quanto possa sembrare sulla carta, e quindi meritevole di un approfondimento, è quindi anche l’Atalanta-Monza che chiude il mercoledì della 10° giornata.
Previsioni tattiche
Senza lo squalificato Bondo, il Monza di Nesta approccerà la trasferta di Bergamo senza il suo uomo più importante in fase di non possesso e il terzo fulcro del gioco quando la manovra è tra i piedi dei brianzoli. Questo non dovrebbe avvantaggiare di sicuro una squadra già deficitaria per produzione offensiva (ultima per tiri e xG prodotti, prima per palle perse nella trequarti avversaria, 20° per attacchi in profondità e passaggi filtranti, a quasi 3 tocchi per partita in area di rigore dall’Hellas penultimo nella specifica graduatoria), a quasi 3 tocchi per partita in area di rigore dall’Hellas penultimo nella specifica graduatoria), a cui rimarranno sostanzialmente due soluzioni per risalire in maniera coerente col pallone: la vittoria della maggior parte dei duelli aerei e delle seconde palle conseguenti dai palloni alti per Djuric e la connessione tra Bianco e Maldini. Se l’affidabilità della prima soluzione è garantita per la prima parte (i 13.11 duelli aerei vinti dal bosniaco cresciuto a Pesaro e il 59% di vittoria sono per distacco i dati migliori del campionato), sarà compito dei difensori e dei centrocampisti atalantini leggere il movimento dei riferimenti sui tagli per prevenire pericoli sulle sponde che, anche contro un buon saltatore come Hien o Djimsiti, inevitabilmente ci saranno. Sulla bontà del dialogo tra Bianco (2002 di Torino, conosciuto da mister Nesta nella passata stagione alla Reggiana) e Maldini, invece, sono state le sfide interne con Bologna e Roma a rappresentare lo scenario ideale per la coesistenza dei due, soprattutto coi movimenti in profondità del centrocampista negli spazi creati da Maldini. Troppo poco per creare grattacapi a un intero sistema difensivo, nemmeno se si aggiungono le doti di attacco dinamico dell’area di un attaccante abile in campo aperto come Dany Mota e la poca paura di attirare gli avversari nella propria metà campo, ma qualcosa a cui prestare attenzione.