C on tutte le incognite legate al rientro nei ranghi dopo la pausa nazionali, la Serie A dell’Atalanta riparte dallo stadio Ennio Tardini. Sperando che la trasferta a Parma porti meno sventure dell’ultimo viaggio, quando in agosto è stato dato in pegno il ginocchio sinistro di Gianluca Scamacca, ecco cosa aspettarsi dal Parma-Atalanta della 13° giornata di Serie A.
Previsioni tattiche
In linea con la carta d’identità della rosa (l’età media dei giocatori schierati dal Parma, rapportata ai minuti in campo, è la più bassa della A: 23.7 anni), poche squadre come i crociati abbracciano così tanto il rischio nella proposta tattica. Lo si vede in ogni aspetto, a partire dalla fase di possesso: il Parma ricerca il meno possibile il consolidamento del palleggio, in favore dell’innesco immediato degli uomini offensivi.
L’abbassamento di un Keita o Estevez in fase di impostazione è utile come esca per liberare spazio, riempito dai tagli degli esterni offensivi: l’undici di Pecchia non cercherà di aggirare il sistema di marcature dell’Atalanta con rotazioni in prima linea – sfruttando il passaggio di consegna tra un giocatore e l’altro nei confini delle zone di competenza – ma è tra le migliori nel farlo nella metà campo avversaria. Gli emiliani hanno sin qui sempre schierato tre uomini alle spalle di un riferimento più avanzato: se nel 4-2-3-1 dovessero esserci contemporaneamente solo uomini di dribbling e strappo (Man, Mihaila, Cancellieri, Almqvist) e nessun elemento di equilibrio (Sohm, Hernani, Cyprien, Mohamed), non sarà raro vedere ognuno dei trequartisti occupare alternativamente le fasce o il centro, cercando di volta in volta l’accoppiamento più favorevole. La sensazione di affrontare uno sciame d’api, che circonda la palla con tanti uomini e movimenti, è ancor più evidente se si considera quando il Parma cerca di riconquistare il pallone.