L’Atalanta e i cicli delle «piccole-big». I dati: Gasp insegue Scala e Boskov. Cosa manca? Indovinate un po’: un trofeo

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C i stiamo preparando alla volata finale del campionato e non sappiamo ancora quale posizione occuperà l’Atalanta nella classifica finale né tantomeno se a metà maggio nella finale di Coppa Italia si riuscirà a coronare uno splendido quinquennio con un successo in una competizione; quello che invece è già ampiamente riconosciuto alla società di Percassi e Gasperini è di non avere rivali nella storia atalantina per continuità di risultati, cifra di gioco, record infranti di ogni tipo e presenza nelle competizioni europee. E’ un esercizio un po’ più complicato invece confrontare il ciclo gasperiniano rispetto ad altri grandi successi ottenuti dalle squadre di provincia o più genericamente non denominate grandi. Proveremo a farlo, intraprendendo un viaggio a ritroso nel tempo, alla ricerca degli altri cicli vincenti delle squadre non metropolitane; un itinerario che, precisiamo, non può limitarsi alla sola provincia italiana, di cui ricordiamo storie affascinanti ma altrettanto isolate, ma include anche 2 squadre come la Sampdoria e l’Udinese che proprio provinciali non sono, in quanto supportate da una regione intera, ma neppure possono essere classificate al pari delle big della nostra Serie A. Ci facciamo guidare in questa scelta dalla condizione che alla guida della squadra sia rimasto sempre lo stesso allenatore. Partiamo dal 1970, anno in cui il Cagliari conquista lo scudetto sotto la guida di Manlio Scopigno grazie soprattutto ai gol di Gigi Riva, lui stesso diventato icona di un calcio più intimo, ma non per questo minore, in seguito ai grandi rifiuti mostrati verso i trasferimenti verso Juve, Milan o Inter.