C ome si vince la coppa lo può spiegare uno che l’Atalanta la conosce come pochi altri: Alejandro Gomez, grande ex nerazzurro, ha alzato il trofeo qualche mese fa a Budapest, con il Siviglia, poco dopo essersi laureato campione del Mondo con l’Argentina. Per il Papu, «l’Atalanta non è inferiore al Siviglia e può giocare per arrivare in fondo»: l’ex capitano parla di coppa, di Atalanta, di ricordi e di Mondiale.
Quale è la chiave per vincere?
«Servono fiducia e convinzione: dai quarti in poi trovi squadre che valgono la Champions. Fino a quel momento incroci avversarie alla portata, ma negli ultimi turni tutto cambia: tutti sono attrezzati e vogliono vincere. Il bello inizia lì. Con il Siviglia eravamo retrocessi dalla Champions e abbiamo capito che avremmo potuto vincere la coppa eliminando il Manchester United: a quel punto ci siamo detti che avremmo potuto farcela con chiunque».
Quarto all’Old Trafford e siete sotto di due dopo 20’.
«Potevano anche farci il terzo e il quarto gol nel primo tempo, ma siamo rimasti in vita: nella ripresa abbiamo trovato un gol e abbiamo preso fiducia, poi abbiamo pareggiato. E al ritorno li abbiamo massacrati».
Il Siviglia ha un rapporto speciale con quella coppa.
«La prima cosa che ti fanno sapere all’arrivo è che sei nella squadra che ha vinto più volte l’Europa League nella storia: nel museo vedi le coppe dappertutto. Il Siviglia ce l’ha nel pedigree e nelle finali si sente importante: sa che questa coppa è un po’ sua. La gente lo sa, c’è qualcosa nell’aria: noi sentivamo che avremmo vinto. La finale con la Roma è stata equilibrata: sapevamo che ai rigori avremmo festeggiato, perché Bono è un portiere formidabile».