D ue avversari dalla disposizione tattica completamente diversa come Genoa e Lecce hanno comunque messo in mostra alcune costanti nell’Inter di Simone Inzaghi. Quando sarà l’Atalanta a gestire il possesso, l’Inter si schiererà con un 5-3-2 estremamente corto e compatto nelle ultime due linee, restringendo il campo da coprire in avanzamento ai due esterni nel momento in cui la circolazione passerà per via laterali. Sia coi rossoblù che nella prima stagionale, l’indicazione ossessiva di Inzaghi era quella di aggredire qualsiasi ricezione spalle alla porta dei centrocampisti avversari, a prescindere dalla zona di campo. Molta curiosità ci sarà attorno alla scelta dell’Inter di pressare o meno il portiere: Gollini ha avuto libertà di impostare, coi nerazzurri che hanno preferito mantenere le posizioni contro i giocatori di movimento (Barella altissimo sullo scarico sul braccetto sinistro, mentre Thuram ha costretto più volte Falcone al rinvio diretto e lungo. Contro un portiere non perfetto in fase di costruzione ma nemmeno così a disagio nel calibrare i passaggi come Carnesecchi, cosa farà l’Inter? È plausibile immaginare un’Atalanta senza un riferimento centrale come Retegui contro la retroguardia interista? L’abilità di Acerbi nel curare i tentativi di protezione palla spalle alla porta dei centravanti avversari e una certa tendenza dei braccetti di Inzaghi (Bastoni e Bisseck in particolare, in forma minore Pavard) di rompere la linea con tempi leggermente sfasati rispetto alle diagonali dei compagni potrebbe permettere di trovare spazi oltre l’ultima linea, suggerendo all’Inter di abbassare il baricentro e forzarsi ad attaccare un campo più lungo di quanto vorrebbe.