N umeri del presente, previsioni tattiche su quel che potrà essere la partita in arrivo, uno sguardo sul passato e uno sul duello che potrebbe decidere le sorti dell’incontro. Per arrivare preparati a ogni gara dell’Atalanta nel massimo campionato italiano, ecco la storia in breve delle partite dei nerazzurri come se fosse un’edizione Bignami, un bigino da portarsi con sé ogni fine settimana. Oggi il capitolo è intitolato “Lecce-Atalanta”.
Previsioni tattiche
Difficilmente ricorderemo nella Serie A 2023/24 un impatto simile di un allenatore subentrante come quello di Luca Gotti a Lecce. Ancor più di Nicola e De Rossi, il mister ex Udinese ha saputo colmare le lacune tattiche rese manifeste dall’ultimo periodo della gestione D’Aversa, a livello emotivo ma specialmente a livello tattico. Gli squilibri maggiori della prima parte di stagione salentina erano riscontrabili nell’assorbimento delle transizioni avversarie: decidendo di aggredire costantemente alto gli avversari, il Lecce di D’Aversa non aveva gli adeguati correttivi, numerici e qualitativi, per gestire una transizione negativa efficace. Da un centrocampo con un’unica figura di equilibrio, Gotti ha così imposto da subito la presenza di Blin al fianco di Ramadani: coprendo la fascia centrale con due uomini permette di azionare i meccanismi di raddoppi tra terzino ed esterno di centrocampo in ripiegamento, una volta che l’avversario decide di scaricare verso l’esterno, senza esporre zone di campo troppo ampie alle spalle della pressione. Passando da una mediana a 3 con vertice basso a una coppia di centrocampisti centrali, il beneficio in non possesso si è esteso al resto della squadra: la prima punta ha meno campo da coprire in non possesso, aumentando la lucidità quando è il Lecce a riempire l’area di rigore in attacco; gli esterni offensivi non devono scivolare insieme al pallone sull’esterno ma, trovandosi già nei pressi della linea laterale, hanno il compito di accompagnare il movimento del pallone verso il terzino e i raddoppi in fascia; sia in fase di pressing che in fase di difesa posizionale, il baricentro leggermente più basso della retroguardia permette una migliore copertura degli spazi alle spalle di una linea non a suo agio nel correre all’indietro per diverse decine di metri.