V enti ottobre 2020, siamo al 62’ minuto di Barcellona-Ferencvaros, primo turno del girone Champions, quando dalla panchina blaugrana si alza il diciasettenne Pedro Gonzalez Lopez detto Pedri per dare il cambio al talentuoso Ansu Fati che invece i 18 anni li ha nel frattempo compiuti il 31 ottobre. L’immagine dei 2 minorenni che conducono ad una facile vittoria il Barca potrebbe essere il manifesto del calcio giovanile in Europa dove i migliori club sono costantemente alla ricerca di nuovi talenti da far esordire ad età sempre più giovani. Ansu Fati ha già battuto un po’ tutti i record di precocità già l’anno scorso (tra gli altri gol a San Siro contro l’Inter nella scorsa Champions) mentre Pedri, tanto per sdrammatizzare definito «il nuovo Iniest», è arrivato in Catalogna quest’anno, proveniente dal Las Palmas per 15 milioni, ed è oggetto ora di un possibile rinnovo del contratto con clausola di riscatto fissata a 400 milioni. Che quella sera, dopo aver realizzato un gol e fatto la doccia, abbia dovuto chiamare un taxi per tornare a casa non è solo folklore locale ma pura verità visto che la sua età non è ancora quella per cui si guida una macchina. Per rafforzare il concetto, torniamo dolorosamente alla notte di Atalanta-Liverpool, durante la quale i Reds oltre a festeggiare la tripletta del portoghese Diogo Jota, che di anni ne ha già 23, osservano compiaciuti come il classe 2001 Rhys Williams, proveniente dal settore giovanile, affronti senza remore il nostro bomber Duvan Zapata. Sempre rimanendo nel nostro girone di Champions, scorrendo l’undici titolare dell’Ajax che scende in campo a Bergamo, notiamo la presenza contemporanea di 4 Under 21, Gravenberch 18 anni, Traore 19, Antony e Schuurs 20 per una media complessiva della formazione iniziale che non arriva a 24 anni. Insomma anche nel calcio europeo è arrivata la «generazione Y» cosi come i sociologi definiscono i ragazzi nati principalmente tra il 1995 ed il 2001, hanno conosciuto lo smartphone prima dei giocattoli, sono generalmente aperti verso il mondo e si dimostrano sicuri delle loro capacità, tutte caratteristiche che ben si adattano anche ai titolari del Lille che domina il Milan in Europa League con 10/11 tra i 20 e i 25 anni e ispira quasi tenerezza pensare il trentaseienne Josè Fonte già troppo vecchio, in questa squadra, anche per il ruolo di fratello maggiore. Su Corner ci siamo già occupati durante la scorsa estate, nell’articolo che potete leggere QUI , dell’età anagrafica delle squadre europee qualificate ai quarti di finale di Champions League ed Europa League e dall’analisi dei dati era risultato come l’anzianità non fosse un fattore determinante per pervenire a risultati vincenti, semmai il contrario, visto che il Bayern Monaco, trionfatore, disponeva di una delle rose più giovani nel lotto. Tutto ciò un po’ in contrasto con quanto sta avvenendo dalle nostre parti dove il Milan capolista non sembra poter prescindere da Ibrahimovic, 39 anni, la Juventus si affida a Cristiano Ronaldo, 35 anni, la Roma a Dzeko, 34, la Fiorentina a Ribery, 37, mentre Conte chiama Arturo Vidal, 33 anni, per risolvere i problemi dell’Inter e la stessa Atalanta ha i suoi leader tecnici in Papu e Ilicic, entrambi 32 anni. Allarghiamo allora l’osservazione ai 20 club della nostra Serie A in modo da avere un quadro completo su come le società hanno deciso di affrontare la nuova stagione in termini di rinnovamento dei quadri piuttosto che di conferma dei titolari più esperti. Per rendere l’osservazione più efficace possibile abbiamo preso in esame le prime sei giornate di campionato, un campione già più che significativo, e, come in precedenza, abbiamo inserito nella nostra analisi solo i giocatori che siano scesi in campo almeno 1 minuto al fine di rendere il risultato il più attendibile rispetto alla totalità della rosa che spesso comprende giovani aggregati alla prima squadra o giocatori che non è stato possibile cedere nell’ultima sessione di mercato ma non rientrano più nei piani societari.