«I o sono già carico, sui blocchi di partenza, e non vorrei trovarmi a trascinare quelli che stanno ancora festeggiando la stagione scorsa. Abbiamo bisogno di locomotive, perché fra una settimana parte lo schiaffometro: o li dai o li prendi. E noi ci arriviamo in una situazione molto più difficile di quello che avremmo potuto prevedere». Quando infuria la tempesta, o ci si rintana aspettando che passi o la si affronta, cercando di cambiare le cose. Gian Piero Gasperini è uno che ama andare all’attacco, anche quando la logica suggerirebbe di mettere un difensore in più. Così è andato a prendersi l’Europa League nella magica notte di Dublino, stravolgendo le certezze del favoritissimo Bayer Leverkusen. Così affronta i guai in serie che hanno messo subito in salita una stagione già di suo più complicata delle altre, perché confermarsi è sempre ancora più difficile di quanto lo sia arrivare ai vertici. Guai di campo, con i gravi infortuni di Giorgio Scalvini e Gianluca Scamacca. Guai di mercato, con la definitiva capitolazione di Teun Koopmeiners, da gennaio al centro di un trasferimento alla Juve che settimana dopo settimana è diventato un tormentone ormai insostenibile. «La situazione di Koopmeiners – racconta il Gasp – è andata benissimo fino alla scorsa settimana, poi il giocatore ha deciso di andare alla Juventus, ha già un accordo, si sente stressato e ha deciso di non giocare e non allenarsi più con noi. E con questo atteggiamento non può essere utile né alla squadra, né ai suoi compagni. La società a sua volta ha assunto un atteggiamento molto fermo, perché si sente ricattata da questa situazione. Diversa dalle altre (tante) volte in cui l’Atalanta ha venduto qualche pezzo pregiato alle big».
Una stagione che sembrava dover nascere sotto i migliori auspici si rivela così invece subito in salita.
«Sì, e adesso siamo in un momento di difficoltà numerica perché il mercato ha dei tempi, purtroppo, che non sono quelli delle squadre. Noi siamo al lavoro dal 10 luglio, e come tutti gli altri giochiamo partite con formazioni totalmente rimaneggiate, provvisorie. Poi quest’anno c’è stato l’Europeo di mezzo. E così la preparazione diventa quasi una perdita di tempo, se non per quei pochi che poi resteranno. Ecco, quello che mi è servito molto è conoscere quasi tutti i ragazzi dal 2008 agli Under 23, che ho avuto modo di testare. Dopo qualche anno di difficoltà del vivaio, nelle nidiate un po’ più giovani si vede di nuovo la possibilità di far crescere dei bei gruppi. Che quando vengono ad allenarsi con la prima squadra mi aiutano a tenere alto il livello del lavoro sul campo».