Come si spiega l’Atalanta/3 «Cambiare il giusto», programmando: la regola che negli ultimi mercati è saltata (e perché)

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«N oi siamo sicuri che il ciclo non sia finito, perché la squadra è ancora forte e crescerà: nella prossima stagione proveremo a far cambiare idea a chi la pensa diversamente», ha detto Remo Freuler. «L’età è cambiata rispetto a cinque anni fa: può succedere che si renda meno ma anche che l’anno prossimo si possa ripartire. E’ la nostra missione: l’ambizione non è da fine ciclo», ha aggiunto Marten de Roon. «Ogni anno tutti dicono che l’Atalanta non sarà in grado di ripetersi e abbiamo dimostrato il contrario. La squadra è in continua crescita e le cose non cambieranno», ha spiegato Rafael Toloi.

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Queste le dichiarazioni di fine stagione dei calciatori più rappresentativi della rosa nerazzurra, una fiducia quasi incrollabile che l’anno prossimo si possa ripartire con più voglia e più forza di prima. Di «fine ciclo» si è iniziato a parlare con l’inizio del girone di ritorno, complice la discesa in classifica della squadra nerazzurra. Fino a quel momento era stato un problema che preoccupava solo le tifoserie avversarie, piuttosto contrariate da anni trascorsi a guardare dal basso verso l’alto.

Il nostro consuntivo di fine stagione dell’anno scorso si intitolava «saper cambiare il giusto», una definizione che voleva raccontare come l’Atalanta avesse sempre saputo apportare modifiche alla rosa che si erano rivelate migliorative sia nei concetti di gioco della squadra che nella qualità tecnica dei singoli.