I tifosi dell’Atalanta lo vanno ripetendo da qualche settimana come fosse un mantra. La squadra di Gasperini da qua alla fine del campionato è attesa da una serie di partite la cui importanza stata paragonata alla finale di Dublino. Un filotto di gare dalle quali l’Atalanta potrebbe uscire con in tasca il titolo di Campione d’Italia, oppure con nulla tra le mani. Una situazione paradossale per una squadra che sin qui ha fatto bene, ma che pare ora non essere nel suo periodo di forma migliore, e che nonostante i cinquantotto punti in classifica non può sentirsi al sicuro per quel che riguarda la qualificazione alla prossima Champions League, visto che alle sue spalle preme un gruppetto di squadre guidate dal Bologna di Italiano, che al contrario dei nerazzurri pare invece essere in gran forma. Se a dire il vero lo scudetto pare essere più un’utopia che qualcosa di concreto, soprattutto dopo lo scontro diretto perso al Gewiss contro l’Inter di Inzaghi, la qualificazione alla prossima Champions League non lo è affatto, ed è anzi diventato l’obiettivo per una squadra che a cavallo tra il 2024/25 è stata in vetta al campionato. Per arrivare tra le prime quattro la squadra di Gasperini può - a questo punto della stagione - fare leva su un piccolo vantaggio in punti rispetto alle inseguitrici, e sul fatto di non aver altri impegni su cui concentrarsi se non il campionato. Ai nerazzurri servirà comunque - a partire dalla sfida contro la Fiorentina - cercare di emulare le prestazioni della prima parte della stagione, e per farlo si dovrà avere un rendimento offensivo superiore alle altre formazioni incontrate, perché le squadra targate Gasperini hanno alla base della loro filosofia di gioco quello di segnare sempre qualche gol in più rispetto alle avversarie. Torna dunque al centro dell’attenzione il reparto offensivo dei nerazzurri, che sin qui ha espresso due certezze assolute - Ademola Lookman e Mateo Retegui -, ma ha ottenuto un supporto minore dagli altri componenti. Il tanto sbandierato “potenziale offensivo”, si è spesso tradotto in una serie di prestazioni senza infamia e senza lode da parte di De Ketelaere, di poca concretezza nei minuti in cui Samardzic ha guidato l’attacco dell’Atalanta, e di un cambio - quello di Maldini con Zaniolo - per ora non giudicabile, visto che Daniel in campionato - dal suo approdo in nerazzurro sino ad ora -, ha giocato solo 65 minuti, distribuiti su due gare - 37 contro il Venezia, 28 contro l’Inter -.