D opo l’ultimo giro di impegni con le nazionali, si allunga la lista degli infortunati in casa Atalanta. Djimsiti (frattura dell’avambraccio) si va così ad aggiungere ai lungo degenti Hateboer (operato al piede), Gosens (lesione al bicipite femorale), Pessina (lesione al flessore), Toloi (risentimento muscolare). Una serie di infortuni (ben 5 in contemporanea) che rischiano di condizionare pesantemente le prestazioni della squadra di Gasperini nelle prossime uscite. Già ad inizio stagione, la formazione nerazzurra era stata bersagliata da una serie di “guai” che avevano coinvolto diversi giocatori. I casi più importanti avevano riguardato Malinovskyi, Zapata e nelle scorse settimane anche Muriel. Ovviamente nessuno di noi si propone di indagare sui metodi di allenamento di Gasperini ed il suo staff, ne tantomeno di mettere il naso nelle “cartelle” della squadra - peraltro appena rinnovata parzialmente - dei medici nerazzurri. Nello scritto che segue, cercheremo invece di valutare un pensiero espresso diverse volte dal tecnico di Grugliasco alla luce della situazione attuale. Lo scorso 7 gennaio, alla vigilia della gara contro il Benevento (ma potremmo citarne molte altre), in una situazione di mercato aperto e con qualche infortunio di troppo, Gasperini si espresse in questo modo parlando della rosa a disposizione : « …Ci sono determinate situazioni come infortuni, squalifiche e gli incontri ravvicinati, che possono pesare, tanto quanto le caratteristiche degli avversari», proseguendo poi disse «…non capisco la necessità di avere 28 giocatori … ma non puoi avere nemmeno una rosa insufficiente … non ho tutto quello spazio, non ho voglia ne la volontà di regalare spazio a tutti. Mi bastano 16/17 giocatori». Un pensiero chiaro e netto. In seguito, incalzato da una nuova domanda che riguardava i molti impegni ravvicinati che attendevano l’Atalanta, proseguì dicendo: «Con i 5 cambi il turnover lo fai in partita. Giocando ogni tre giorni puoi anche valutare l’inserimento di certi giocatori … in partita riesci a capire anche da uno spezzone». Poi riferendosi a come gli infortuni potessero condizionare le prestazioni dell’Atalanta si espresse in modo categorico: «Non devono mai succedere infortuni… perché (il mercato era allora aperto, ndr) se togli qualche giocatore in esubero ora … poi rischi dopo». Partiamo da quest’ultime dichiarazioni, che ad una prima lettura parrebbero in contraddizione con quelle espresse sopra.