L’ Atalanta capolista (necessario ricordarlo così spesso? No. Piacevole ogni volta che lo si dice o lo si scrive? Assolutamente sì) affronta l’Empoli nel Christmas Match del Gewiss Stadium, a praticamente 8 anni di distanza dallo stesso “evento speciale” vissuto contro i toscani. Quella era la squadra di Martusciello, primo allievo della scuola-Sarri: quanto sarà diverso l’Empoli di D’Aversa da quello che ha reso gli azzurri un marchio di fabbrica del calcio di provincia italiano?
Previsioni tattiche
L’Empoli è maestra nell’alternare fasi di pressing più alto a porzioni di difesa posizionale dal baricentro basso: la squadra più solida in rapporto alla forza dei singoli dell’intera Serie A (anche se in calo di rendimento da un paio di mesi, ora anche di risultati), l’Empoli ha una retroguardia intoccabile in portiere, terzetto difensivo ed esterni (Vasquez; Goglichidze-Ismajli-Viti; Gyasi a destra, Pezzella a sinistra), sostanzialmente immutata nei titolari dalla 3° giornata in avanti. Oltre alla conoscenza ormai assoluta delle qualità dei compagni, l’altra grande ragione della solidità difensiva dell’Empoli è la struttura ibrida della sua ultima linea difensiva: così come Musah trasformava la linea del Milan da 4 a 5, così come Augello trasformava quella del Cagliari da 3 a 4, così farà Pezzella a sinistra, con Goglichidze sulla destra “invitato” ad allargarsi per prendere in consegna l’attaccante esterno sinistro dell’Atalanta (a Cagliari, Brescianini dall’inizio e Lookman nel secondo tempo).
Se di strutture simili se ne sono appunto già viste, sono le caratteristiche dei singoli avversari a dettare il piano partita. Goglichidze e Viti sono braccetti che, dipendesse dalla loro inclinazione, starebbero attaccati a Ismajli come gli omini del calcio-balilla: “costretti” ad allontanarsi dal perno centrale dalla costante aggressività richiesta da un sistema altrimenti povero di alternative nel costruire “da sé” una manovra pulita (l’Empoli è ultimo in Serie A per: possesso palla; passaggi totali, in avanti, laterali e verso la trequarti; possessi dalla durata superiore ai 15”), i due lo fanno più volentieri in verticale che non verso la fascia. Attirarli con gli esterni del tridente il più “larghi” possibile ed esplorare lo spazio alle loro spalle, più con gli inserimenti dei due centrocampisti centrali (l’assenza di de Roon, paradossalmente, potrebbe persino convenire in questo specifico ambito) che con le sponde mobili dell’attaccante centrale.