A talanta e Fiorentina sono pronte a contendersi un posto al sole, al di là di quello che sarà il meteo a Roma il prossimo 15 maggio, giorno della finale di Coppa Italia 2023/24. Al netto di quelli che saranno spunti e sentenze che emetterà la doppia sfida sul campo, però, speriamo di doverci occupare soprattutto di calcio in sede di commento, senza troppi spunti legati a polemiche e questioni afferenti al tema. Gli ultimi incroci tra le due squadre, infatti, non hanno praticamente mai risparmiato veleni di varia natura, nonostante le due squadre non siano nemmeno state così spesso in battaglia per obiettivi similari, perlomeno a livello di testa a testa veri e propri.
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Le colpe, inutile nasconderlo, sono sempre da suddividere. Ce lo raccontavano già da bambini, quando eravamo soliti dirimere in modo un po’ focoso le nostre litigate in cortile: non è da persone mature affidarsi al comodo “ha cominciato lui” o al benaltrismo, fenomeno portato a sottolineare sempre in maniera più marcata le responsabilità dell’altro.
E dire che, tempo fa, le relazioni intercorrenti tra le parti erano molto differenti. Le due tifoserie, addirittura, per un periodo avevano stretto rapporti molto buoni, poi degenerati dopo una bollente ultima giornata di campionato nell’ormai lontano ’87. Vincendo, la Dea si sarebbe garantita almeno l’accesso agli spareggi per la salvezza. Finirà per perdere, subendo il gol in contropiede del terzino Alberto Di Chiara, peraltro subentrato non molto prima. La situazione degenera al triplice fischio di Lanese, in futuro anche presidente dell’AIA, peraltro uscito pulito dallo scandalo di Calciopoli: diversi tifosi viola finiscono in campo e provano ad andare verso la “Ferrovia”, settore che ospitava addirittura 5mila cuori nerazzurri. È, a livello di tifo organizzato, l’inizio di un rapporto complicato, che vede come grossa appendice la doppia finale, sempre di Coppa Italia, del ’96.