La Superlega ha terremotato il mondo del calcio. Qui, proponiamo una serie di servizi che compongono un lungo approfondimento complessivo. C’è l’editoriale di Roberto Belingheri, la posizione economica delle 12 fondatrici della nuova Lega europea curata da Giovani Cortinovis, la posizione dell’Atalanta (retroscena di Pietro Serina), tutti gli aggiornamenti ora per ora e una scheda di Carlo Canavesi e un aspetto affatto secondario: i rimbalzi di borsa di alcune delle fondatrici della Superlega, con tutti i dati raccolti da Enrico Mazza.
L’editoriale. Il calcio rapito e la passione in ostaggio
di Roberto Belingheri
C’è un dettaglio, in questa vicenda della «Superlega» di calcio, di cui pare importare poco a tutti. La «fanbase», come la chiamano quelli della «Superlega», per far vedere che parlano bene. La fanbase è la gente, altro non sono che gli sportivi. Quelli che vanno allo stadio, o seguono le partite alla tv, fanno acquisti negli store, e dunque in sintesi spendono soldi. Spinti da cosa? Dal gusto della vittoria, persino dal gusto della sconfitta che prelude al gusto della rivincita. Lo sport e il calcio sono questo, e il loro carburante si chiama passione.
Ma attenzione. La vicenda della Superlega è oscena sotto tantissimi punti di vista. Per le modalità, stile banda di mariuoli che nottetempo scassina la cesta dei palloni e la fanno sparire, dichiarando un intero sport proprietà privata, dettando nuove regole, così è se vi piace, e se non vi piace così è lo stesso. Per la tremenda figura raccolta dal presidente della Juventus Andrea Agnelli, che rivestendo incarichi istituzionali oltre che di parte ha sempre detto una cosa - non faremo la Superlega - e poi l’ha fatta. E l’ha fatta da quarto in classifica, con la qualificazione alla vecchia Champions ormai in bilico, non da dominatore incontrastato del calcio italiano. E’ oscena per i principi: gioca chi diciamo noi, non chi merita. E’ oscena per la strumentalizzazione del calcio femminile, sbandierato come foglia di fico, un filo di trucco per provare a rendere meno impresentabili le facce dei protagonisti.