L’Atalanta non farà «gruppo» col Chelsea. Ecco la mappa delle multiproprietà, con pregi di business e difetti di passione

scheda.

Lettura 5 min.

P iovono milioni sul football europeo, ce lo si poteva aspettare (vedasi l’articolo del 21.02 che potete leggere cliccando QUI ) ma il numero e l’entità delle trattative in corso sta superando tutte le aspettative. L’asta per aggiudicarsi il Chelsea sta vivendo un finale thriller con Raine Group che ha dichiarato di voler trattare in via esclusiva, questa settimana, con la cordata capitanata di Todd Boehly, già proprietario in quota dei Los Angeles Dodgers, supportato dal mecenate svizzero Hansjorg Wyss e dall’imprenditore londinese Jonathan Goldstein. L’ offerta ha raggiunto la cifra di 3,5 miliardi di sterline, al cambio circa 4,2 miliardi di euro. Si tratta della somma più alta mai stanziata per un club calcistico, che supera anche il valore di alcune licenze degli sport professionistici Usa. Come se non bastasse alla corsa dei miliardari si è aggiunto, fuori tempo massimo, Jim Ratcliffe, proprietario del gruppo petrolchimico inglese Ineos che ha alzato l’offerta fino a 5 miliardi di euro. “Guadagnare con il calcio non è un obbiettivo per noi visto che facciamo ricavi in altri settori” è la dichiarazione con cui si è presentato sulla scena affermando di voler mantenere il Chelsea sotto bandiera inglese. Nessun problema si è posto rispetto al fatto che tra le sue proprietà sia già presente il Nizza, quinto nella Ligue 1 ed in odore di Europa League. Nel frattempo, dallo scorso weekend, l’ambiente atalantino può smettere di interrogarsi se sia un bene o un male che la cordata Pagliuca possa condividere i propri interessi calcistici tra Londra e Bergamo. Al riguardo però avvisiamo che di multiproprietà nel calcio internazionale se ne continuerà a parlare. E qui cercheremo di capire con quali conseguenze.