V entitré, un numero che porta fortuna a chi lo sogna. Così sostenevano gli antichi romani e così pensa il calcio italiano che dalla disputa di questa edizione della Supercoppa in Arabia Saudita grazie alla formula con 4 squadre, fra cui l’esordiente Atalanta, riesce ad incassare 23 milioni di euro: oltre 16 milioni di euro andranno alle quattro squadre partecipanti mentre i restanti 7 milioni di euro finiranno in un calderone che verrà spartito tra tutte le 20 società dell’attuale Serie A. La squadra vincitrice si porterà a casa 8 milioni di euro, mentre la sconfitta incasserà 5 milioni di euro. Le due formazioni eliminate in semifinale si dovranno invece accontentare di 1,6 milioni di euro ciascuna. Questi importi sono il frutto dell’accordo con Sela, società con sede a Jeddah (Arabia Saudita) specializzata nell’organizzazione di eventi, sportivi e non.
I soldi non mancano
Costituita nel 1997, Sela è di proprietà di PIF, acronimo di Fondo Pubblico Investimento, il fondo sovrano dell’Arabia Saudita, il cui patrimonio stimato è di 930 miliardi di dollari. Fondato con regio decreto nel 1971 per investire per conto del governo dell’Arabia Saudita, finanzia progetti ritenuti strategici: possiede quote di Eni e Pagani Automobili, solo per citare le aziende italiane.
Sela è anche il principale sponsor di maglia del Newcastle, a cui corrisponde 25 milioni di sterline all’anno, rispetto ai 6,5 milioni di sterline pagate in precedenza dall’agenzia cinese di scommesse Fun88. Nonostante il club britannico sia per l’80 per cento di proprietà del PIF, il contratto è stato sottoposto a valutazione dalla Premier League per determinare se rappresentasse il giusto valore di mercato.